Pasqua Gioia Scicli

Scicli e Donnalucata in festa a Primavera: Gioia a Scicli, Cavalcata di San Giuseppe e Madonna delle Milizie

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Donnalucata (Scicli)

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La Cavalcata di San Giuseppe, insieme alla rievocazione della Madonna delle Milizie e alla Pasqua con “U Gioia”, sono le feste che animano il comune ibleo tra marzo e maggio.

Processioni, feste cittadine e cortei colorati e gioiosi affondano le loro radici in un tempo lontanissimo, combinando il sacro col profano dando vita a manifestazioni di piazza emozionanti e coinvolgenti.

La cavalcata di San Giuseppe

La cavalcata di San Giuseppe di Scicli di solito si tiene intorno al 19 marzo e si svolge, prima a Donnalucata poi a Scicli. Per celebrare il Santo si inscena la fuga in Egitto della Sacra Famiglia vestita con gli abiti che richiamano l’iconografia classica della tradizione cattolica, dietro di loro la teoria di cavalcature e cavalieri. La festa affonda le sue origini nella cultura rurale. In passato i contadini invocavano il Patriarca per favorire l’arrivo delle piogge marzoline a scongiurare periodi di siccità. Col tempo è entrata a far parte dei riti cristiani fino a diventare una festa religiosa dedicata a San Giuseppe, il Santo Patriarca. 

L’unicità di questa festa risiede nell’eccezionale bardatura dei cavalli per la quale viene utilizzato solo il fiore della violacciocca, “u balucu, in Sicilia il primo fiore a sbocciare e ad annunciare la primavera. I disegni delle bardature rappresentano la Sacra Famiglia e la sua fuga in Egitto. Non sono rari simboli sacri che richiamano la tradizione cattolica e quella locale, angeli, calici e ostie sono spesso presenti insieme a trame che ricordano decori barocchi e scorci di Scicli. 

Cavalcata-San-Giuseppe-Donnalucata

La progettazione e la realizzazione dei “manti”, le bardature dei cavalli, richiede mesi di lavoro ed è oggetto di competizione tra i partecipanti per guadagnarsi l’ambito premio. In passato i “manti” dei cavalli venivano creati intessendo mazzetti di fiori su sacchi di juta. I cavalieri che accompagnano i cavalli bardati indossano l’abito tradizionale dei contadini dell’area sciclitana, pantaloni di velluto nero, gilet, camicia bianca e stivali neri. In testa la “bbirritta”, tipico copricapo, al collo un fazzoletto rosso, mentre alla vita una fascia colorata. 

Durante la festa, per manifestare la loro devozione nei confronti di San Giuseppe, sono soliti gridare: “Patrià, Patrià, Patriaaaarca!!!“. Il percorso della cavalcata di quando in quando è rischiarato dalla vivissima luce dei “ pagghiara “, enormi falò, accesi con mazzi di “ ciaccare” (steli di ampelodesmo). Nella stessa settimana a Donnalucata si tiene la Sagra della Seppia, una delle eccellenze del pescato locale.

La Pasqua del Gioia a Scicli!

E’ la festa del Cristo Risorto, la Resurrezione del Signore che diventa momento di gioia per un’intera città. La Santa Pasqua a Scicli si riassume in una sola parola: Gioia, ‘U Gioia perché è l’Uomo Vivo, il Cristo Risorto, il protagonista assoluto della Pasqua sciclitana.

Numerosi gli appuntamenti che caratterizzano la Settimana Santa , densi di misticismo ed emotività, capaci di esplorare appieno il dolore per la Passione di Cristo ma preludio della sua Resurrezione. Il Sabato Santo a mezzanotte con la funzione della “ Scisa ‘a Cruci” “scattìano” (si sciolgono), le campane rimaste in silenzio i giorni precedenti, riempiendo di suoni festosi tutta la città. Da ogni navata di Santa Maria La Nova una folla traboccante accoglie, fra le acclamazioni di esultanza, la statua del Cristo Risorto, gridando “Gioia!”.

La mattina di Pasqua, per più di un’ora, la statua lignea settecentesca del Cristo, viene sollevata, fatta barcollare, tirata avanti e indietro, al grido Gioia! Gioia! Gioia dai giovani fedeli. Sembra di assistere ad un rituale pagano, tanta è l’eccitazione che si legge sui volti e nei movimenti dei partecipanti totalmente immersi in una sorta di danza collettiva e liberatoria.

A mezzogiorno, L’Uomu Vivu finalmente lascia il sagrato e va in processione. Il tragitto è tutto un danzare al ritmo veloce e imprevedibile dei portatori, tra ali di folla festante. La statua procede al suono dell’inno tradizionale sotto una pioggia di fiori gettati dai balconi delle case, viene spinta in alto e in basso, avanti e indietro e in ogni direzione, secondo il capriccio dei giovani portatori al loro debutto tra gli adulti.

Il cantautore Vinicio Capossela ha dedicato una canzone a questa particolare e suggestiva celebrazione, L’Uomo vivo (Inno al Gioia):

E’ pazzo di gioia, è un uomo vivo Si butta di lato, non sa dove andare E’ pazzo di gioia e è un uomo vivo Di spalla in spalla di botta in botta le sbandate gli fanno la rotta”

A tarda sera la processione arriva alla Cava di Santa Maria La Nova illuminata dai fuochi d’artificio brillati dal Colle di San Matteo e infine alle prime ore del mattino seguente i portatori esausti ed ebbri di Gioia e non solo… fanno rientrare la statua in chiesa. I devoti si accalcano per aggiudicarsi uno dei garofani che adornano la “vara” ai piedi della statua. Il garofano è il fiore del Gioia scicli: che sia rosso o bianco tutti vogliono portarne uno a casa perché si creda porti fortuna. Con il fiore in mano rivolgono l’ultimo saluto, l’Uomo Vivo è diventato nuovamente una statua e ci vorrà un anno prima di rivederlo correre per le vie di Scicli.

La Festa della Madonna delle Milizie

Non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte la statua di una Madonna a cavallo, se poi la Madonna in questione è una guerriera con tanto di spada, si capisce come la Madonna delle Milizie di Scicli sia un’iconografia unica. Un’eroina che sembra scaturire da un racconto epico-cavalleresco.

Si narra infatti che nel 1091, nella piana di Donnalucata nei pressi di Scicli, all’epoca sotto la dominazione normanna di Ruggero D’Altavilla come tutta l’Isola Bella, fossero sbarcati i saraceni ,. capitanati dall’emiro Belcane. Questi volevano riscattare i tributi sull’isola, annettendola ai propri domini. Nel corso della battaglia, caratterizzata da un enorme dispiegamento di forze saracene, gli sciclitani e i normanni allo stremo delle forze, invocarono l’aiuto della Vergine, che apparve su un cavallo bianco in veste di gloriosa guerriera, sconfiggendo così i saraceni e liberando la Sicilia tutta.

Madonna delle Milizie Scicli

La “Maronna re Mulici” viene celebrata l’ultimo sabato di maggio con una grande e spettacolare festa. La rappresentazione in costume è stata raccontata anche dallo scrittore Elio Vittorini ne” Il garofano rosso” ed è stata inserita nel registro delle Eredità Immateriali tutelate dall’Unesco.

Il racconto dell’aggressione col tempo si è trasformato in leggenda, poi in tradizione e infine in profonda devozione. Nella popolazione si è radicato un forte culto per la Madonna guerriera che ancora oggi viene festeggiata con la rappresentazione del fatto d’armi.

Ogni anno gli Sciclitani rievocano il tentativo di invasione dei saraceni allestendo nella piazza principale un palco con un grande castello medievale a fare da scenografia. Attori e comparse raccontano lo scontro tra cristiani e infedeli. A fine pomeriggio il suono dei tamburi annuncia l’inizio della rappresentazione che culmina con la battaglia e l’intervento della Madonna delle Milizie che fa il suo ingresso in scena. I fuochi d’artificio scandiscono le ultime fasi del combattimento e la vittoria dei Cristiani mentre i turchi si danno alla fuga a bordo delle loro navi. Il Canto dell’Angelo chiude lo spettacolo e da inizio alla processione.

Il fatto d’armi ha ispirato la cucina locale. La Testa di turco è il dolce tipico della festa, il nome deriva dalla sua caratteristica forma che ricorda il turbante arabo, lo stesso che ritroviamo calpestato dagli zoccoli del cavallo della Madonna. Questa delizia somiglia ad un grosso bignè, solitamente è farcita con ricotta, crema o cioccolato. Secondo la tradizione ad inventare il dolce furono proprio gli arabi, si tratta quindi di un dolce dei vinti e non dei vincitori.

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